
SOFTWARE DESIGN
Che lo scontro abbia inizio

SOFTWARE DESIGN
Che lo scontro abbia inizio
Il software design si può rappresentare, molto brevemente, nel quotidiano, tradizionale e sanguinoso scontro di opinioni che ha luogo tra le mura degli uffici di qualunque software house, agenzia creativa o studio tecnico che abbia mai intrapreso, con un team eterogeneo, un processo di sviluppo di un qualunque prodotto software, ovvero nell’epico duello.

Il Conflitto
Il Conflitto
Conta di più la parola dell’esperto di comunicazione visiva, il visionario (detto “il grafico”), colui che è innamorato dei colori, della forma e dei caratteri “fighi” (lo scarsamente noto UI o UX designer) o del pragmatico (Il famigerato “programmatore”), sostenitore di struttura, funzionalità e metodo, cresciuto a stringhe e codice puro?
Conta di più la parola dell’esperto di comunicazione visiva, il visionario (detto “il grafico”), colui che è innamorato dei colori, della forma e dei caratteri “fighi” (lo scarsamente noto UI o UX designer) o del pragmatico (Il famigerato “programmatore”), sostenitore di struttura, funzionalità e metodo, cresciuto a stringhe e codice puro?

Dimensioni o risoluzione?
Dimensioni o risoluzione?
Il primo doloroso scontro avviene nel confronto sulle caratteristiche di immagini o icone. Venendo per lo più dal terreno delle arti visive o editoriali, il grafico parla di dimensioni (cm, mm, metri) larghezza, altezza, dpi (densità di punti per pollice, il riferimento per lo sviluppo su carta stampata). Tutto ciò che risulta in qualche modo tangibile, concreto. Il programmatore risponde con risoluzione e ppi (densità di pixel per pollice). Insomma o pixel o niente. Il mondo ormai è digitale, fluido, responsive. Fattene una ragione!
Il primo doloroso scontro avviene nel confronto sulle caratteristiche di immagini o icone. Venendo per lo più dal terreno delle arti visive o editoriali, il grafico parla di dimensioni (cm, mm, metri) larghezza, altezza, dpi (densità di punti per pollice, il riferimento per lo sviluppo su carta stampata). Tutto ciò che risulta in qualche modo tangibile, concreto. Il programmatore risponde con risoluzione e ppi (densità di pixel per pollice). Insomma o pixel o niente. Il mondo ormai è digitale, fluido, responsive. Fattene una ragione!

Sintesi additiva o sottrattiva?
Sintesi additiva o sottrattiva?
Il designer pensa ai toni, alle tinte, all’equilibrio cromatico, alla percezione delle forme, ragiona con il CMYK, pensa alla sintesi sottrattiva dei colori, lo sviluppatore alla percentuale di esacromia, all’rgb, alla sintesi additiva, o volendo ad un algoritmo che consenta di avere uno spettro cromatico calcolato (non si sa mai, potrebbe servire).
Il designer pensa ai toni, alle tinte, all’equilibrio cromatico, alla percezione delle forme, ragiona con il CMYK, pensa alla sintesi sottrattiva dei colori, lo sviluppatore alla percentuale di esacromia, all’rgb, alla sintesi additiva, o volendo ad un algoritmo che consenta di avere uno spettro cromatico calcolato (non si sa mai, potrebbe servire).

Il mistero dei font
Il mistero dei font
Infine, quando si comincia a parlare di caratteri e font si arriva ai colpi bassi.
Se il grafico parla di open type, true type, equilibrio del lettering, caratteri “cool” il programmatore non può che rispondergli di impostare coerentemente gli stili, di dare qualche riferimento per i CSS, o per i vari H1, H2, H3 e successivi…
Infine, quando si comincia a parlare di caratteri e font si arriva ai colpi bassi.
Se il grafico parla di open type, true type, equilibrio del lettering, caratteri “cool” il programmatore non può che rispondergli di impostare coerentemente gli stili, di dare qualche riferimento per i CSS, o per i vari H1, H2, H3 e successivi…
La fine delle ostilità
La fine delle ostilità
È forse per evitare questo sanguinoso scontro di opinioni o semplicemente per sfatare questo mito e ottimizzare i flussi di lavoro, unendo lo studio della fruibilità al concetto di efficienza, che hanno preso vita figure professionali specializzate nell‘analisi del rapporto tra design e interazione con l’utente come gli UX Designers e UI Designers.
La loro nascita è dovuta a una sorta di evoluzione spontanea delle figure dei tradizionali web e app designer, da cui hanno avuto origine professionisti dotati di un’ulteriore o differente specializzazione, dedicata alla cura e alla gestione dell’efficenza della parte visibile, tangibile e interattiva del prodotto, la componente visual (ma non solo) con la quale l’utente, la persona, viene e contatto e con la quale interagisce.
È stato forse un modo per evitare che il concetto di multitasking venisse applicato indistintamente dagli OS alla persona (attitudine che crea spesso più problemi che soluzioni).

L’UI Designer e l‘UX Designer lavorano infatti alla cura di una serie di aspetti ritenuti ormai fondamentali per la corretta progettazione di un software (piattaforma, app, programma, gestionale, etc…). Il primo si occupa di sviluppare con efficienza la User Interface (o UI), la parte visual del prodotto, il secondo dell’analisi complessiva della User Experience (o UX), l’esperienza dell’utente, attraverso la sua interazione con l’interfaccia e le parti tangibili dello stesso. In sostanza L’Ui designer, nel processo complessivo di software design, si occupa di curare la componente visiva, grafica, del progetto, applicando competenze di progettazione che tengano conto di equilibrio cromatico, struttura, font, architettura generale, mentre l’UX designer osserva il rapporto dell’utente con il prodotto a 360°, considerando quindi anche aspetti come usabilità, interazione, architettura dell’informazione, componente sonora, etc…
Queste due attività sono naturalmente connesse tra loro, sono l’una parte integrante dell’altra (al punto che in certi casi si ritiene la User Interface una sottocategoria della User Experience) e talvolta questi profili professionali convergono.
Sono comunque, in sostanza, figure professionali che uniscono le competenze tecniche di un progettista grafico/visuale a quelle di un tecnico. Con l’evoluzione delle tecnologie, degli strumenti di sviluppo e con una spinta sempre più marcata verso l‘usabilità, la “semplicità d’uso”, si è riusciti a dare infatti maggiore attenzione alle interazioni con il design, con la parte tangibile delle soluzioni sviluppate, il front end, che è diventato uno strumento essenziale per ottimizzare l’efficienza del software.
L‘interfaccia costruisce in questo senso la superficie di contatto tra la persona e il complesso mondo di funzionalità a cui il prodotto da accesso, e come tale deve rendere questo contatto diretto, piacevole, fluido; e uno dei concetti chiave di questo processo è proprio la “fluidità”, intesa non solo come capacità del software, programma o applicativo di adattarsi al sistema hardware in cui viene rilasciato ma anche come attitudine a prevedere le esigenze dell’utente, conducendolo in modo ordinato all‘interno delle sue funzioni ed elementi strutturali.
Il software design ha abbracciato con sempre più convinzione questo concetto di consistenza “materiale” e “fluida” (non a caso un collosso come Google ha in qualche modo esplicitato e spiegato con le sue linee guida il significato di material design).
Per avere quindi un’interfaccia funzionale, che ottimizzi in grado di interazione con il prodotto, che semplifichi la navigazione, che sia ordinata, coerente e, perché no, anche un po cool (nella vita un po’ di cool ci vuole sempre) è fondamentale focalizzarsi sull’utente, sulla sua esperienza, sulla sua mobilità e vivacità.
Insomma bisogna crescere a pane e wireframe.
L’insieme deve risultare fruibile, piacevole, utilizzabile e ri-utilizzabile.
E ci sono professionisti in grado di aiutare a rendere questa fase progettuale coerente con il resto per evitare di incappare in clamorosi errori di stile.
Attraverso molteplici collaborazioni con software house, studi tecnici, programmatori freelance e attraverso progetti interni la BE comunicazioni (e chi meglio di noi 😉 ?) ha acquisito tutte le competenze necessarie per svolgere questo tipo di attività di consulenza. Oltre allo sviluppo vero e proprio, siamo a disposizione di chiunque cerchi di dare più armonia, consistenza ed efficenza in termini di usabilità ai propri progetti. Potete in questo senso consultare il nostro portfolio.
Siamo convinti che in questo ambito, come in tanti altri, il prodotto migliore nasca dalla contaminazione tra le professioni (rispettando comunque il tradizionale dogma “a ciascuno il suo mestiere”).
Per cui:
“Programmatori di tutto il mondo! Uniamoci!”
“Programmatori di tutto il mondo! Uniamoci!”
Ora a questo punto volete avere qualche indicazione sulla gestione dei vostri progetti di software design e di comunicazione?
Del vostro UI e Ux Design?
Contattateci subito!
(non domani, nè dopodomani, il business non aspetta)!
Se sei ancora indeciso guarda un po’ del nostro portfolio!